giovedì 16 marzo 2017

Moxie-Vallechiara

..Metti un pomeriggio d'estate, un giro in bicicletta in una Riccione già gremita di gente, anche se Ferragosto è ancora lontano...ma per me, la riviera romagnola è sempre sinonimo di vacanza...
Dal campeggio al centro, tra una pedalata e l'altra, mi sono ricordata di quel locale, all'ombra di Viale Ceccarini, che già in precedenza, aveva destato la mia curiosità...
Arrivati a destinazione, il tipico silenzio da caldo estivo echeggia tra il passato di vecchi condomìni e la modernità del centro palacongressi...non c'è anima viva a quell'ora...così inizio a immortalare ciò che rimane di questa storica disco...oggi chiusa, totalmente murata, affinché non diventi il solito albergo di un qualche senzatetto....ma con ancora quel fascino che ti riporta indietro nel tempo...
In realtà lo storico dancing Vallechiara nacque nel lontano 1946; inizialmente si presentava agli ospiti con un arredo molto semplice, e con un piccolo giardino estivo donato dalla proprietaria di una villa annessa per farne parte integrante del locale da ballo....nasceva così il dancing Paradiso, questo il nome alle sue origini...
Grazie all'ottima posizione, la cordialità e la simpatia dei gestori, il locale decollò molto velocemente, tanto da cambiare nome in Vallechiara, in onore di un film musicale americano "Serenata a Vallechiara"; questo permise di renderlo sempre più accogliente richiamando giovani da tutta la riviera...
Negli anni 60' conobbe il suo massimo splendore ospitando artisti del calibro di Rita Pavone, Modugno, Massimo Ranieri, Mia Martini e molti altri...andare al Vallechiara  significava spensieratezza, felicità e la leggerezza di una serata che si concludeva con una piacevole passeggiata di ritorno a casa o in hotel....ma il tempo non è per sempre....nel 1973, il locale cambia gestione e viene convertito in vera e propria discoteca...
Nuovamente negli anni 2000 cambia nome in Gold Play, Kalibar, Picasso, e infine Gran Caribe per poi chiudere definitivamente nel 2005...
Per salvare il locale, venne lanciata una proposta di riapertura da parte dell'assessore di Riccione,invitando possibili imprenditori a ridare vita allo storico dancing, ma purtroppo fino ad oggi, senza un esito concreto...
....e così ce ne andiamo, lasciando il Moxie-Vallechiara al suo incerto destino, intrappolato in sbiaditi ricordi di infinite notti d'estate....











martedì 23 febbraio 2016

Manhattan is my house

In occasione di un'altra fantastica edizione Remember Manhattan, ho avuto piacere di realizzare un'intervista esclusiva ad uno dei DJ di questa storica discoteca, che con la sua musica ha fatto ballare migliaia di giovani provenienti da tutto il Triveneto...
...perchè il Manhattan è rimasto nel cuore di molte persone...perchè il Manhattan era emozione....per chi vuole tornare indietro nel tempo.....e per chi vuole conoscere cos'era il suo mito...
...Adrenalina pura...Manhattan paura...

Ecco a voi Sasha DJ...

J. Ciao Sasha, pronto per il Remember Manhattan?
S. Ciao Jessica, certo sono pronto, carico ed elettrizzato come una volta, solo che un tempo dovevo aspettare dalla domenica al sabato, ora l’attesa è un po’ più lunga per rivivere il Manhattan e non ti nascondo che è sempre un emozione.
J. Perchè il Remember Manhattan è solo una volta all’anno? La gente lo vorrebbe più spesso…
S. Perché perderebbe tutto il fascino, è come se si festeggiasse il compleanno 2-3 volte l’anno, perderebbe tutta la magia di quel giorno.
J. Mi hai consigliata il titolo ‘Manhattan is my house’, come mai?
S. Perché può esser inteso come una provocazione, se la parola House identifica il genere musicale essendo sempre stata come la criptnonite  per la discoteca; oppure può esser intesa come ‘casa’ perché il Manhattan lo è stato non solo per me, ma per intere generazioni di giovani e meno giovani.
J. In che senso 'casa'?
S. Nel senso che quando ci si entrava si respirava un aria di famigliarità, un imprinting dato dal Costa e tutti quelli che ci lavoravano perché il cliente è sempre stato trattato da protagonista. Il Manhattan era un locale molto grande che convogliava un gran numero di persone provenienti principalmente da tre province,che avevano voglia di far festa perché una volta non esistevano i social network e questo era l’unico modo di conoscersi. Fa conto che i miei genitori che abitavano a 30km di distanza si sono conosciuti all’ Apollo 2000 (Il nome prima del Manhattan) in una notte di Natale, non so se si sarebbero mai più incontrati e quindi prova a pensare cosa può significare per me quella discoteca.
J. Chi è il Costa?
S. Il Costa è Costantino Venerandi padrone del Manhattan, un personaggio unico nel suo genere, sempre disponibile con tutti e con il sorriso. Ora gli ribadisco sempre che dovremmo fare un libro su di lui da quanti aneddoti divertenti che salterebbero fuori. La cosa curiosa è che ancora adesso la gente si ricorda di lui dai tempi del Manhattan e quando lo ritrovano al Diamantik (altra sua discoteca a Gaiarine e dove viene fatto il Remember Manhattan) sembra che ritornino giovani e sono ancora contagiati dalla sua grande simpatia e ironia. Per me invece il Costa è molto di più, lo considero come uno zio, d'altronde abbiamo passato troppi anni insieme e gli rimarrò sempre grato di quello che mi ha dato.
J. E Sasha Dj come nasce?
S. Sasha Dj nasce da un intuizione di Alberto Rizzello allora art director del locale nel lontano 1994 e supportato e sopportato da Luca Zaia e i pr Ezio Pereyra e Eddy Vyrus. Iniziò la carriera facendo il preprogramma nella sala techno;  poi l’estate seguente, sfruttando al meglio un'occasione datami nel giardino estivo del Diamantik con una sala tutta per me, sono riuscito a ritagliarmi uno spazio nel programma del sabato e domenica pomeriggio nella stagione successiva e da lì tutto il resto.
J. Cosa significava per te fare il Dj del Manhattan?
S. Per me era un grande orgoglio perché abito a due km dal Manhattan e nello stesso comune Godega di Sant’Urbano, paese che è riuscito a diventare famoso proprio per la sua presenza e soprattutto perché era una delle discoteche più famose all’epoca.
J. Cos’è per te fare il Dj?
S. Innanzitutto una gran fortuna. Fare il Dj è un arte e non è così semplice come adesso si vuol far credere. Il Dj, tramite la musica, ha il compito di far emozionare la gente riuscendo a capire il modo e il momento giusto. Se si riesce a far questo è una cosa meravigliosa e se si riesce a toccare l’anima delle persone, a farle divertire, saltare, urlare e a far dimenticare i problemi della vita con la musica, il Dj ha vinto.
J. Qual è il genere che proponevi al Manhattan?
S. Ho cercato sempre di proporre una musica che riuscisse ad anticipare le mode, caratterizzata da un sound sempre grintoso e dinamico contornato da melodie per aumentare le emozioni , perché sono del parere che bisogna sorprendere sempre chi è in pista a ballare e non esser banali e scontati, perché è così che si riesce a far il salto di qualità.
J. Ma di 'Sasha la cassa che sfascia' cosa mi racconti?
S. (Ride) E' uno dei soprannomi che mi ha dato Mad Bob appunto perché la mia musica era sempre bella pompata; la stagione estiva seguente, in una nota discoteca di Jesolo, una cassa esplose mentre stavo suonando e da lì fu la consacrazione di 'Sasha la cassa che ti sfascia'.
J. Qual è stata l’evoluzione musicale del Manhattan dagli anni ’90 al 2000?
S. Nella prima metà degli anni 90 la musica era acid/underground per poi passare dal 95/ 96 alla progressive che subì l’influenze del sound  mediterraneo che aveva monopolizzato tutta Italia. Verso la fine del decennio invece, la musica subì contaminazioni musicali techno/trance in pieno stile europeo. Il Manhattan è sempre stato musicalmente all’avanguardia e mantenendo sempre la vena tendenziosa era solito proporre due generi diversi il sabato sera per un pubblico più adulto e uno più giovane per la domenica.


J. Com’erano le domeniche pomeriggio del Manhattan, visto che adesso la domenica in discoteca non esiste più?
S. La domenica pomeriggio era il ritrovo di migliaia di studenti che arrivavano con le  corriere della discoteca a fare festa. Già alle 15.00 del pomeriggio c’era la ressa per entrare; cose improponibili adesso con la moda dell’aperitivo già dall’età scolastica. Le domeniche pomeriggio erano invase da giovani che con la loro energia contagiosa e genuina generavano molta allegria anche per i reduci della serata del sabato. Ora i giovani escono sempre durante la settimana, ciò che noi al tempo ce lo sognavamo.
J. Qual è stato l’anno che il Manhattan ha fatto il deciso salto di qualità?
S. Secondo me è stata la stagione 98/99 con il restyling della sala techno che da quell anno prese il nome di Metamorphosis e con l’arrivo di due artisti come resident di fama nazionale, quali Roland Brant e Mad Bob che erano stati tempo indietro i protagonisti assoluti del Duplè. E’ stata una stagione in cui il Manhattan era conosciuto non solo dalle provincie limitrofe, ma da tutta Italia con ospiti e animazione sempre al top .
J. In tutti quegli anni avrai lavorato con tanti artisti, quali sono quelli che ti ricordi maggiormente?
S. Ho avuto la fortuna di lavorare con moltissimi artisti di fama nazionale perché praticamente sono passati tutti per il Manhattan. Molti gli ho stimati e apprezzati, altri invece mi han deluso. Ricordo con affetto i resident perchè con loro sono cresciuto dividendo gioie e problemi di console tra cui: Mauro Monaci, Roland Brant, Alberto Marini, Luca Kuja e Samuel Paganini. Dei vocalist resident in assoluto Mad Bob, un vero aiuto per un dj, e poi a seguire Lord Viper e Joe Tequila. I Dj ospiti che mi sono rimasti impressi per il loro carisma e ognuno per la sua particolarità sono Marco Bellini,Francesco Zappalà e Francesco Farfa, senza dimenticare Ricci e Marco Trani che purtroppo non ci sono più, mentre dei vocalist e animatori ricordo il Principe Maurice e Cristiano. L’unico artista di cui ho una gran stima e con cui ho lavorato solo al di fuori del Manhattan è Lady Brian e mi è dispiaciuto molto per questo.
J. Secondo te qual è stato il segreto per cui il Manhattan è diventato così importante e ancora adesso al Remember la gente ne è estasiata?
S. Il segreto, forse, era perché il Manhattan è sempre stato avanti coi tempi e convogliava migliaia e migliaia di persone ogni fine settimana. Era famoso per la musica techno suonato dall’impianto più potente della zona con i bassi che li sentivi forte al petto, un impianto luci spettacolare con tre grandi triangoli che scendevano dall’alto e il laser che riusciva a creare con il gioco degli specchi un effetto molto scenografico. Se andavi al Manhattan avevi una marcia in più ed eri sempre alla moda. C’è da ricordare anche la sala commerciale che nelle grandi discoteche multisala è sempre un motore trainante per il locale, con il passare degli anni anche questa sala ha subito grandi cambiamenti, fino a quando è stato costruito un enorme e spettacolare ponte che l’attraversava tutta e in cui sopra ci ballava l’animazione, da qui il nome di Brooklin’s Bar.
Una volta non c’erano tutte le tecnologie di adesso e foto del Manhattan e registrazioni ce ne sono rimaste ben poche, quindi la demolizione nel 2008 ha creato la consacrazione del mito. Il ricordo di chi ci è stato viene tramandato a voce e così facendo fa nascere curiosità per chi non l’ha mai visto, mentre i ricordi indelebili di ognuno di noi generano un turbinio di emozioni per chi lo ha vissuto, quindi quando c’è il Remember Manhattan la gente sente riemergere tutte quelle sensazioni positive di un tempo.. per una notte si rivive la propria gioventù.
J. Quando è iniziato il declino del Manhattan?
S. Nei primi anni del 2000 tutte le discoteche di massa ebbero una crisi. Iniziarono a nascere disco bar che con la licenza da musica di sottofondo diventarono piccole ‘discoteche’ vere e proprie frastagliando così la massa. Questo fenomeno è ancora in voga penalizzando sempre più i locali da ballo. In più il Manhattan, con l’intento di salvare il salvabile seguendo la moda musicale che era cambiata, ebbe la sfortunata idea di trasformare la sala Metamorphosis in House Capital e da lì fu l‘inizio del declino. Musica house in quello che è stato il tempio della techno non si è rivelata la scelta giusta. E’ per quello che all’inizio della nostra chiacchierata ti dissi che la parola house intesa come genere musicale è stata come la criptonite per Superman. Avendo la proprietà due locali di massa nel giro di 10 km, decisero di chiudere il Manhattan visto che il Diamantik ,discoteca polifunzionale, con le sue fantastiche piscine e altre attrazioni garantiva più sicurezze.
J. Attraverso il Remember Manhattan quanto è possibile ricreare le stesse emozioni e atmosfere di allora nei più giovani?
S. Premettendo che al Remember Manhattan i giovani sono in minoranza ed è la vecchia guardia a fare da padrona, il merito del successo è di Mattia Venerandi, figlio del Costa che sulle orme del padre e supportato dal braccio destro Nicola Pessotto, per una notte fanno rivivere a migliaia di persone le atmosfere e le emozioni di un tempo, incastrando alla perfezione musica, scenografia e animazione sempre ripercorrendo lo stile Manhattan. Siamo arrivati alla settima edizione e i numeri sono sempre più grandi e le innovazioni ancor di più.

J. Come prepara un Dj un evento così?

S. Ogni Dj ha una maniera soggettiva di come preparare il suo DJ set. Io mi faccio trasportare dalle emozioni del momento, dopo aver studiato nei giorni antecedenti all’evento come un DJ resident  può incastrarsi alla perfezione con gli ospiti della serata. Ogni anno mi piace cambiare e sorprendere il pubblico ricercando canzoni passate che vengono suonate poco negli eventi Remember ma che hanno un bel effetto in pista.
J. Vinile o mp3?
S. Il suono caldo del vinile è unico e inimitabile, ma con gli impianti moderni che hanno un suono digitale anche l’mp3 da le sue soddisfazioni. Suonare con i vinili è più scenico visto che si vedono sempre meno console con i giradischi. Secondo me non è quello il problema visto che il segreto sta sempre come un DJ propone la musica, ma è che con l’mp3 si è data la possibilità a molte persone di suonare inflazionando l’arte del DJ. Una volta i dischi, quelli giusti, erano difficili da reperire e bisognava fare i salti mortali per differenziarsi dagli altri e i DJ erano identificati con un proprio stile. Ora i DJ sembrano tutti uguali, perché una qualsiasi persona stando seduta a casa con un click dal computer, riesce ad avere la grande maggioranza dei pezzi suonati dai top DJs.
J. Qual è il disco rappresentativo del Manhattan?
S. Beh, la risposta è semplice: 'Alex Castelli – Enjoy this trip', il disco in cui ovunque vai, nel ritornello urlano a squarciagola 'Manhattan'. Però nel mio cuore ne ho troppi, perché ognuno ha avuto un significato particolare nella mia carriera. Tra tutti quello che ricordo con grande piacere è il disco giallo che Mauro Monaci suonava sempre come ultimo disco del sabato sera che era in grado di risvegliare i morti. Il titolo è Different Elements – Cyber Love del DJ Panda.

J. Qual è il tuo più bel ricordo del Manhattan?

S. E’ una domanda difficile, ne ho troppi, non saprei quale scegliere ….il più bel ricordo è esser stato parte di quella fantastica discoteca per molti anni.
J. Grazie per la chiacchierata, ci si rivede al Remember Manhattan?
S. Grazie a te Jessica, spero di esser stato esaustivo nelle risposte e di aver trasmesso l’amore che tutti noi avevamo per il Manhattan. E’ d’obbligo vederci anche quest’anno al Remember,  perché metti caso che fosse l’ultimo,  non te lo perdoneresti mai di non esserci andata  …… Ci si vede in pista allora (ride)..



Sasha Dj & Mad Bob

Manhattan...

Sala Techno...

































Luci...

 

























Sasha DJ & Costa











Adrenalina pura...Manhattan paura...

Un immenso grazie a Sasha Dj per la sua disponibilità!

martedì 22 settembre 2015

Piper

L´estate e le sue emozioni...e cosi´ anche quest'anno partiamo per il mare, ignari che queste vacanze avrebbero portato con se´ qualche nuova scoperta e nuove storie di discoteche che furono...cosi´, forse solo per caso, o forse per magia di attrazione...
Ci ritroviamo a scorazzare  con lo scooter lungo il litorale della Versilia come turisti estasiati, con il vento che accarezza il viso, tra l´odore del mare e lo smog di troppe automobili in fila alla disperata ricerca di un parcheggio vicino alla spiaggia...
Il  Piper e la sua storia, abbandonato sul lungomare tra mura scrostate, insegne mancanti e visibili segni di vandalismo...nessuno sembra farci caso ormai...mi siedo su quel muretto davanti l´entrata, nonostante una miriade di biciclette sfrecciano sulla ciclabile vicino alla discoteca...mi siedo ed immagino il suo mito...
Il Piper nasce alla fine degli anni 60', come succursale del famoso Piper di Roma, ad opera di Alberigo Crocetta.
Il locale, con il nome di Piper2000, viene inaugurato nel 1970, attirando moltissimi giovani provenienti dalla Toscana e regioni limitrofe; il suo palinsesto musicale prevedeva l´esibizione degli allora astri nascenti della musica italiana e internazionale come Genesis, Dik Dik, New Trolls, Patty Pravo "la ragazza del Piper" e i maggiori esponenti della Rock e Beat Generation.
C'era voglia di musica nuova, rivoluzionaria, voglia di stare in compagnia e divertirsi, questo e non solo era il Piper2000...cio´ che pero´era destinato a diventare un mito, dopo la memorabile estate del 1972, si vide tristemente chiudere i battenti..
Successivamente il locale venne riconvertito come night club con il nome di Caprice, ma anche questo, dopo svariate disavventure economiche e giudiziarie venne chiuso definitivamente.
Dopo anni d´oblio, nel 2010, una tentata riapertura dello storico locale sembrava ridare luce a cio´ che per anni era stato un punto di riferimento per la musica,...ma nulla tornera´ piu´ come prima...anche questa volta il Piper2000 vide sprofondare il proprio mito...ma questa volta senza ritorno...

"...perche´ sono posti come il Piper che mantengono vivi i sogni e alimentano la fiamma della speranza di avere un giorno, un' altra occasione, di cambiare il mondo..." (cit.)



martedì 7 luglio 2015

Ritorno al Ciao Ciao

Ritorniamo in quel luogo sospeso nel tempo, dove sospese erano rimaste anche le mie emozioni...nel tramonto di due anni fa avevo potuto scorgere la sua integra bellezza ormai decadente, assaporando quell´atmosfera tra polverose piste da ballo e divanetti solitari rinchiusi tra ringhiere arrugginite...
Oggi molte cose sono cambiate, incursioni,vandalismi e le fiamme di un incendio hanno contribuito a rendere la stabilita´ della disco ancora piu´ precaria...
Entriamo nel buio che non e´ buio, in una luce che non e´ luce...solo i timidi spiragli di una giornata ancora invernale illuminano debolmente quel che rimane di una maestosa sala da ballo, in cui e´ facile farsi trasportare dall´immaginazione e fermare con uno sguardo quell´istante che ti porta indietro nel tempo...
Camminiamo tra ombra e polvere...pezzi di soffitto pendono come stalattiti dall´alto di un´altra saletta...e´ quasi impossibile percorrerla tutta senza rischiare di inciampare tra le sue rovine dimenticate, immerse in una semi-oscurita´ che pian piano ci circonda...
Dell´entrata principale rimane ben poco,dalle inferriate si riesce a vedere la statale...decidiamo cosi´ di fare un ultimo giro, rimanendo totalmente affascinati da quei "murales" (non saprei come chiamarli), che delimitano le pareti di ogni saletta...immagini scrostate che sembrano raccontare storie perdute nella notte dei tempi...
Presto del Ciao Ciao rimarranno soltanto le sue ceneri...ma forse, in fondo e´ meglio cosi´...il degrado aveva trasformato la discoteca in uno spettro senz´anima....il Ciao Ciao non era piu´ il Ciao Ciao...
...a tutti coloro che ti hanno amato...questo non e´ un addio...e´ soltanto un arrivederci nei nostri ricordi....


venerdì 27 marzo 2015

Domina

La discoteca sulla collina...
Nata nel 1994 sulle ceneri di un ex ristorante, il Domina non aveva nemmeno le sembianze di una discoteca...costruita "verticalmente" su quattro piani, aveva il suo ingresso a bordo strada con un bar/paninoteca..poi si scendeva giu´ all´interno del locale..per ogni piano,una sala diversa...Attack Place..Bunker Aquarium..Olympus Privee...e una pista esterna, chiamata Star Place.
Nonostante il passare degli anni, la disco rimase fedele al suo nome originario: Domina, Domina New Area e Domina Revolution diventando celebre per il genere musicale della techno...tant´e´ che alcuni flyers sono ancora visibili tra le rovine del locale.
Il Domina pero´, non sempre godette di una buona fama:...a causa di un copioso giro di droga e ai frequenti incidenti automobilistici, a volte anche mortali, che si verificavano all´uscita della discoteca, venne da alcuni soprannominata "locale maledetto"...
Nel 2004, esattamente dieci anni dopo, venne chiusa definitivamente,..oggi giace in uno stato di totale abbandono,ritrovandosi spesso vittima di furti e e vandalismi da parte di gente ignobile.
Purtroppo non ho avuto modo di visitarla personalmente a causa di una notevole lontananza dal luogo dove si trova, ma voglio ringraziare di cuore, coloro che mi hanno inviato le foto, affinche´ potessi farne una mini recensione.
...posso solo immaginare che panorama mozzafiato, lassu´ tra quelle colline...e chissa´ quante magiche albe a coronare  la fine di quelle notti impossibili...accompagnando i ragazzi e i loro ricordi, in quel lungo viaggio verso casa...














...Grazie...